1. Astrolabio moresco attribuito a Ibn Baso
Granada?, 1280?
Husayn b. Muhammad b. Baso (Ibn Baso padre) (?-1316) (attribuito)
ottone
diametro 11,7 cm, diametro piatti 9,9 cm
[Inv. MdS-11]

Tra i secoli XI e XIV gli astrolabi raggiunsero il massimo del loro sviluppo e, in particolare, si segnalarono per la loro abilità di incisori e di matematici gli artigiani arabi dell'occidente musulmano. Qui si distinsero due scuole. L'una rappresentata da Abu Bekr b. Yusuf (a.1208-1318) di Marrakech, con strumenti massicci e piccoli, ma molto precisi. L'altra fu quella di Muhammad b. Futtuh (al-Khama`iri, a.1207-1236) di Siviglia, a cui appartennero Ibn Baso padre e il figlio Ahmad b. Husayn b. Baso (?-1309), che operarono a Granada, nel sud della Spagna, tra la fine del Duecento e l'inizio del Trecento.

L'astrolabio di Bologna, dopo accurata analisi da parte degli esperti astrolabisti, Almerico da Schio e Marcel Destombes (vedi op. cit.), è stato attribuito a quest'ultima scuola e, in particolare, a Ibn Baso padre, muwwaqit, cioè calcolatore dell'ora presso la grande moschea di Granada, costruttore di quadranti solari e di altri strumenti e autore di un trattato sull'astrolabio scritto nell'anno 673 dell'egira (1274 d.C.). Il tipo di incisione e i caratteri "cufici magrebini" che vi si riconoscono, oltre alla data dell'equinozio di primavera, riportata nel dorso, ne hanno suggerito la datazione intorno al 1280. Si tratterebbe, pertanto, se certi dell'attribuzione, dell'unico esemplare pervenutoci dell'opera di questo artigiano.

La rete ha quattro bottoni d'argento sopra i due diametri ortogonali e ventinove stelle, il massimo che si trovi in astrolabi di queste dimensioni.

I timpani contenuti all'interno della madre sono sette e sono tutti realizzati per latitudini corrispondenti a località della costa dell'Africa occidentale e del sud della Spagna, tranne uno che è riferito alle città sante, la Mecca e Medina, e uno che è scritto in latino e riferito al nord dell'Italia. Quest'ultimo timpano, senz'altro più tardo - probabilmente del XV secolo - suggerisce l'ipotesi che questo astrolabio, realizzato per un arabo spagnolo del Duecento, sia in qualche modo giunto in mano a uno studioso italiano, il quale, per poterlo utilizzare, fece appunto incidere un timpano adatto alle sue latitudini.

Timpani originali (c. 1280):

Timpani aggiunti (XIV sec.?): Timpano latino (XV sec.?): Lo strumento si presenta praticamente completo e ben conservato, con quasi tutti i suoi accessori: mancherebbero soltanto il cavalletto, sostituito dalla molletta, e un pezzo del dimostratore, cioè dell'ago che veniva utilizzato come traguardo sulla faccia anteriore.

Nella scatola, non coeva, che contiene l'astrolabio, è stato ritrovato un appunto dattiloscritto da Guido Horn-d'Arturo, datato Bologna gennaio 1950, che chiarisce la provenienza di questo strumento, non riportato in alcun inventario della Specola. La nota recita:

"Questo astrolabio fu già di proprietà del Dott. Luciano Toschi, che lo lasciò in eredità al Dott. Orso Sassi, entrambi imolesi; il Sassi, morto il 14 marzo 1945 delle ferite ricevute durante il bombardamento della sua villa di Dozza, lo donò alla Biblioteca comunale di Imola, dalla quale l'Osservatorio lo ebbe in prestito, sine die.....".

F. Ḅnoli (1991) p. 162.
F. Ḅnoli (1992) p. 135.
A. da Schio (1880).
A. da Schio (1886) p.1347, (1966) p.157
M. Destombes (1966) p.160.
D.A. King (1991a) p. 154.
D.A. King (1991b) p. 3.
L.A. Mayer (1956).
P.J. Renaud (1937).
P. Trento (1989).