16 - Petronio Matteucci e Giovan Battista Guglielmini - La stazione meteorologica e l'ultimo contributo settecentesco all'astronomia.

La morte di Eustachio Zanotti avvenne nel 1782, dopo oltre quaranta anni di intenso lavoro e un numero incredibile di osservazioni del Sole, della Luna, dei pianeti, di comete e delle variazioni di luminosità delle stelle, oltre a svariate altre attività, tra cui il restauro della meridiana di San Petronio e lo studio della prospettiva (146). Gli succedette nella direzione e nella cattedra di Astronomia l'abate Petronio Matteucci, assistente alla Specola dal 1740 e valido aiutante, assieme a Giovanni Angelo Brunelli, di Manfredi e di Zanotti. Matteucci diresse la Specola per quasi vent'anni, proseguendo fedelmente il programma, oramai secolare, del calcolo e pubblicazione delle Ephemerides. Nonostante riuscisse a rinnovare ampiamente la strumentazione, con l'acquisto in Inghilterra di un orologio a pendolo compensato di Ellicott [scheda 9], un cannocchiale a grande campo di Gilbert [scheda 43], una macchina parallattica, un cannocchiale lungo e un telescopio a specchi, tutti dei londinesi Dollond [schede 37, 38, 39] - all'epoca esclusivisti nella produzione di obiettivi acromatici - la sua ricerca non si segnala particolarmente, se non con l'introduzione della meteorologia. Bologna entrò a far parte delle reti europee di osservazioni meteorologiche, proseguendo, pur se con diverse interruzioni la raccolta di dati iniziata privatamente nel 1714, dal fisico e chimico bolognese Jacopo Bartolomeo Beccari (1682-1766). La registrazione quotidiana di temperatura, pressione, venti e meteore venne eseguita dal 1782 al 1792, venendo poi ripresa dai successori di Matteucci e proseguendo senza interruzioni dal 1813 ad oggi [scheda 92]. Questo permette di documentare il clima bolognese, quasi ininterrottamente, dal XVIII secolo, cioè per quasi trecento anni (147). Da segnalare, in questo interesse di Matteucci per i fenomeni meteorologici, la sua partecipazione ad un esperimento effettuato il 27 luglio del 1752 dal medico Giuseppe Veratti (1707-1793), per dimostrare la natura elettrica dei fulmini. Questi, seguendo i consigli espressi da Benjamin Franklin (1706-1790) in una lettera del 29 luglio 1750, quasi contemporaneamente a quanto andava facendo in Francia Georges-Louis Leclerc de Buffon (1707-1788), fece collocare sul terrazzo della Specola un'asta di ferro, toccando la quale con delle chiavi, all'approssimarsi di un temporale, risentì, come accuratamente descrive in un suo scritto, degli effetti "del tutto simili a quelli della comune Elettricità" (148).

L'ultimo importante contributo settecentesco bolognese all'astronomia venne dall'abate Giovan Battista Guglielmini, che avrebbe dovuto essere astronomo aggiunto, ma la cui nomina Matteucci si era rifiutato di riconoscere, in quanto risalente al periodo della Repubblica Cisalpina. Professore di Matematica dell'Università, Guglielmini rinuncerà al posto di direttore della Specola offertogli nel 1802. Nel 1790 fece praticare un'apertura alla base della scala a chiocciola della torre, per prolungare fino a 29 m la caduta di un grave dalla sommità della torre stessa e misurarne la deviazione verso sud-est dalla verticale prevista da Newton, il quale nel 1679 aveva proposto un simile esperimento per verificare la rotazione terrestre. Il risultato di 4,5 mm di spostamento dalla verticale che ottenne Guglielmini fu in ottimo accordo con la deviazione prevista che era, per quell'altezza, di 3,9 mm e l'anno successivo ripeté l'esperimento utilizzando la maggiore caduta (78 m) del vano interno della Torre degli Asinelli. Nonostante fosse già stata dimostrata la rivoluzione della Terra intorno al Sole, la rotazione intorno al proprio asse non era ancora stata provata e lo stesso Galileo aveva suggerito di farne emergere l'evidenza da esperienze sulla caduta dei gravi. L'esperimento di Guglielmini fu accuratissimo in ogni dettaglio, compresa la sua esecuzione effettuata nottetempo per evitare che il passaggio di carri facesse tremare le palle di piombo che venivano lasciate cadere (149). Nonostante ciò e nonostante il risultato estremamente positivo, le sue conclusioni ebbero scarsissima risonanza, pur anticipando di 50 anni la celebre esperienza di Léon Foucault nel Pantheon di Parigi.


 
  1. - E. Zanotti: 1779, La meridiana del Tempio di San Petronio ..., Bologna.
    E. Zanotti: 1766, Trattato teorico-pratico di prospettiva, della Volpe, Bologna.
  2. - E. Baiada: 1986, Da Beccari a Ranuzzi: la meteorologia nell'Accademia Bolognese nel XVIII secolo, in Le meteore e il frumento, R. Finzi (a cura di), Il Mulino, Bologna.
  3. - G. Veratti: 1752, Osservazione fatta in Bologna l'anno MDCCLII de i fenomeni elettrici, della Volpe, Bologna.
    G. Tabarroni: 1966, La torre dell'Università a Bologna e l'elettricità atmosferica, Coelum, XXXIV, p. 102.
  4. - G.B. Guglielmini: 1792, De diurno terrae motu, Bononiae.
    G. Tabarroni: 1983, Giovanni Battista Guglielmini e la prima verifica sperimentale della rotazione terrestre (1790), Angelicum, 60, p. 426.
    A. Braccesi: 1983, Un dimenticato experimentum crucis: la prova fisica della rotazione terrestre ottenuta nel 1791 da Giovan Battista Guglielmini osservando la deviazione a sud-est della verticale dei gravi in caduta libera, Giornale di Astronomia, 9, 319.
    S. De Luca: 1991, La prima verifica sperimentale della rotazione terrestre effettuata da G.B. Guglielmini a Bologna nel 1790-1791. Tesi di laurea in Astronomia, A.A. 1990/91, Università di Bologna (contiene la traduzione dell'opera citata di Guglielmini).